sabato 6 febbraio 2010

18 dicembre 2005 - Il Papa e la gioia del Natale

Prima visita pastorale in una parrocchia romana per Benedetto XVI. Il Papa ha scelto Santa Maria Consolatrice a Casal Bertone, e per lui è un ritorno a casa dato che da cardinale è stato il Titolare di questa chiesa. Nell'omelia il Pontefice si sofferma su due aspetti specifici del Vangelo: la gioia e il 'non temere'. Sul primo argomento Papa Benedetto rileva come 'la prima parola del Nuovo Testamento è un invito alla gioia: "gioisci, rallegrati!". Il Nuovo Testamento è veramente "Vangelo", la "Buona Notizia" che ci porta gioia. Dio non è lontano da noi, sconosciuto, enigmatico, forse pericoloso. Dio è vicino a noi, così vicino che si fa bambino, e noi possiamo dare del "tu" a questo Dio'. Con un accento autocritico il Papa spiega che i cattolici del mondo di oggi hanno perso il gusto della gioia. 'Forse noi cattolici, che lo sappiamo da sempre, non siamo più sorpresi, non avvertiamo più con vivezza questa gioia liberatrice. Ma se guardiamo al mondo di oggi, dove Dio è assente, dobbiamo constatare che anch’esso è dominato dalle paure, dalle incertezze: è bene essere uomo o no? è bene vivere o no? è realmente un bene esistere? o forse è tutto negativo? E vivono in realtà in un mondo oscuro, hanno bisogno di anestesie per potere vivere. Così la parola: "gioisci, perché Dio è con te, è con noi", è parola che apre realmente un tempo nuovo. Carissimi, con un atto di fede dobbiamo di nuovo accettare e comprendere nella profondità del cuore questa parola liberatrice: gioisci!'. A questo punto Benedetto XVI nota come il vero regalo di Natale non sia questo o quel dono, bensì sia la gioia. 'Questo è il vero impegno dell’Avvento: portare la gioia agli altri. La gioia è il vero dono di Natale, non i costosi doni che impegnano tempo e soldi. Questa gioia noi possiamo comunicarla in modo semplice: con un sorriso, con un gesto buono, con un piccolo aiuto, con un perdono. Portiamo questa gioia e la gioia donata ritornerà a noi'. Papa Ratzinger, concludendo l'omelia, ricorda come i credenti possano sempre contare sull'aiuto di Dio. Fino all'ultimo. 'Ho già rilevato che questo nostro mondo è un mondo di paure: paura della miseria e della povertà, paura delle malattie e delle sofferenze, paura della solitudine, paura della morte. Abbiamo, in questo nostro mondo, un sistema di assicurazioni molto sviluppato: è bene che esistano. Sappiamo però - rammenta il Pontefice - che nel momento della sofferenza profonda, nel momento dell’ultima solitudine della morte, nessuna assicurazione potrà proteggerci. L'unica assicurazione valida in quei momenti è quella che ci viene dal Signore che dice anche a noi: "Non temere, io sono sempre con te". Possiamo cadere, ma alla fine cadiamo nelle mani di Dio e le mani di Dio sono buone mani'.

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