giovedì 28 gennaio 2010

3 ottobre 2005 - Il Papa ricorda la collegialità dell'episcopato

L'XI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi si è aperta stamane con una meditazione di Benedetto XVI. Il Papa, parlando ai Padri Sinodali, ha innanzi tutto osservato come il mondo contemporaneo sia sordo verso Dio. E' necessario invece - ha spiegato Papa Ratzinger - 'non essere sordi a Lui, perché le orecchie dei nostri cuori sono talmente piene di tanti rumori del mondo che non possiamo sentire questa silenziosa presenza che bussa alle nostre porte. Riflettiamo, nello stesso momento, se siamo realmente disponibili ad aprire le porte del nostro cuore; o forse questo cuore è pieno di tante altre cose che non c'è spazio per il Signore e per il momento non abbiamo tempo per il Signore. E così, insensibili, sordi alla sua presenza, pieni di altre cose, non sentiamo l'essenziale: Lui bussa alla porta, ci è vicino e così è vicina la vera gioia, che è più forte di tutte le tristezze del mondo, della nostra vita'. Il Papa ha proseguito sottolineando il carattere collegiale dell'episcopato. E la collegialità richiede - ha sottolineato il Pontefice - disponibilità reciproca sotto tutti i punti di vista. A partire dalla correzione fraterna che 'è un'opera di misericordia. Nessuno di noi vede bene se stesso, vede bene le sue mancanze. E così è un atto di amore, per essere di complemento l'uno all'altro, per aiutarsi a vederci meglio, a correggerci. Penso che proprio una delle funzioni della collegialità è quella di aiutarci'. Ma - ha concluso Benedetto XVI - ci sono anche altre sfaccettature nel contesto della collegialità. 'Non solo correggere, ma anche consolare, condividere le sofferenze dell'altro, aiutarlo nelle difficoltà. E anche questo mi sembra un grande atto di vero affetto collegiale. Nelle tante situazioni difficili che nascono oggi nella nostra pastorale, qualcuno si trova realmente un po' disperato, non vede come può andare avanti. In quel momento ha bisogno della consolazione, ha bisogno che qualcuno sia con lui nella sua solitudine interiore'.

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